18.9.10

Nessuno può servire due padroni (Lc 16,33)


Dio non è un padrone, ma padre, amante della vita, Signore della Storia, che in Cristo ci chiama alla libertà di essere liberi, cioè di essere noi stessi, capaci di relazione e di apertura agli altri, al mondo a Lui!
Ma ci sono realtà che ci prendono con sé, che ci trascinano come in catene (forse invisibili, ma non meno vere, atroci e crudeli!), che creano bisogni nuovi, spesso non veri, falsi…, che ci legano dentro, che ci rapiscono da noi stessi, che ci schiavizzano e ci trasformano in eterni bisognosi… di cose e non più di relazioni.
In tali circostanze anche le persone che incontriamo scadono al livello di cose e i nostri rapporti non sono liberalizzanti, umani, fraterni.
Ci accorgiamo che dipendiamo… da cose, cibo, bevande, droghe, lusinghe, apparenze, inchini… dal fumo della vanità, che è niente, e piano piano noi stessi diveniamo niente che cammina!
Chi hai visto, chi hai incontrato? Ah, sì: niente!
Ma una vita così, un divenire niente, è buttare i nostri giorni, è consegnare le opportunità della vita all’insignificanza, all’amarezza che monterà sempre più nei nostri cuori e nelle nostre intelligenze…
La Parola di questa domenica si concentra sulle ricchezze.., prima fra tutte la ricchezza di quello che siamo…, come siamo, perché anche il piccolo fiorellino sui monti, dove nessuno lo potrà vedere e cogliere, ha sempre il suo perché!
Ma il Vangelo ci parla anche delle ricchezze a noi affidate e da noi gestite. Non dimentichiamo che anche, se non soprattutto, la ricchezza, che spesso è fonte di disuguaglianze e di lotte, poiché crea una separazione tra gli uomini, può diventare strumento di fraternità. L’accoglienza nella nostra vita, infatti, della vita di Gesù può e deve cambiare –sconvolgere- anche l’ordine sociale, lì dove questo è basato su rapporti di sfruttamento umano, sociale, morale.
Il Vangelo ci mette in guardia dal pericolo di trasformare un’opportunità, una possibilità, qual è la ricchezza, in “mammona”, ossia in una realtà nella quale si ripone tutta la propria fiducia, e spesso ad essa, al denaro, si consegna il metro delle nostre scelte, valori e valutazioni. Sono molti coloro che hanno trasforma il denaro, le ricchezze, in un fine, scordando che tutte le ricchezze, quelle della persona e le cose, sono mezzo per il bene di tutti, e scorgerci ancora e sempre unica famiglia di Dio. Chi assolutizza le ricchezze scorda di dover dar conto…, di dover morire. Chi mette la ricchezza sulla linea dell’orizzonte morale ed esistenziale dimentica di aver avuto, dalla Provvidenza, l’onere di beni dati in amministrazione controllata…
La vera scaltrezza è di chi sa che tutto è dono di Dio, ed è un mezzo per entrare in comunione con il Padre e con i fratelli.
Gesù ci mette in guardia dalla tentazione di tenere il piede in due scarpe: si sta male e non si può camminare.
Il nostro cuore è sempre conteso tra due signorie. Ma esse sono incompatibili tra loro. Lo sappiamo per esperienza: diventiamo ciò dinanzi a cui stiamo: ne rispecchiamo l’immagine. Per questo, siamo invitati a camminare davanti a Dio usando dei i beni –dei suoi beni, a noi dati in amministrazione temporanea e finalizzata- per essere noi signori del mondo e delle cose, e non servi di strutture, che da umane facciamo scadere in crudeli produttrici di distanza, povertà, bisogno, disperazioni…, veleno per le nostre società e generazioni.
I beni se li mettiamo nella testa e nel cuore ci appesantiscono, se li mettiamo sotto i piedi ci elevano! Se sono fine, è la nostra fine; se sono strumento, come gli “elettrodomestici”, possono essere strumentali al bene di tanti, e –perché no?- di tutti! Infatti, le cose (idee, progetti, ricchezze, capacità) ci sono state affidate per esser messe in circolo, in comunione (sotto forme diverse: lavoro, idee, progetti industriali, grandi opere, scuole, ospedali, agricoltura, ecc), per il bene e il benessere di tutti.
Usiamo quanto abbiamo, e i beni anche intimi, per dire che siamo di Dio, discepoli di Gesù, fratelli tra noi! Scegliere questo modello di vita crea un mondo nuovo, dove l’uomo non è estraneo all’altro uomo, ma intimo, prossimo, dono…, il vero tesoro che Dio ci mette accanto!!

1 commento:

  1. La Verità ci farà liberi.
    Siamo costantemente appannati, ci trastulliamo in considerazioni inutili, desiderando cose che in realtà non ci servono.
    La verità ci farà liberi
    Perdiamo tempo e diciamo che non ne abbiamo
    Non vogliamo restare soli, ma siamo soli in compagnia.
    Serviamo due padroni?
    No.........uno solo...quello sbagliato.
    La verità ci farà liberi
    Marciamo verso la verità e issiamo il vessillo della libertà

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