27.9.10

La Vita di Madre Teresa di Calcutta

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

26.9.10

Ringraziamento

Vorrei ringraziare il Signore per avermi fatto conoscere gli amici della famiglia Teatina.
Ho trascorso una giornata molto bella conclusasi con l'approfondimento della Parola del Vangelo con la famiglia laicale Teatina. Prego Dio che ci aiuti a proseguire questo cammino e a vivere sempre più la Sua Parola

24.9.10

C'E' UN TEMPO PER OGNI COSA






 
Libro dell’Ecclesiaste 3,1-11. Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e untempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa.
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine.

21.9.10

Come al solito il Cardinale Sepe nella sua Omelia per la festa di S. Gennaro non ha nascosto il Suo Amore per Napoli e forse anche la sua rabbia per chi vuole affossare le speranze!

18.9.10

Indirizzo del Papa agli alunni delle scuole cattoliche del Regno Unito (17 settembre 2010)

Cari giovani amici,

Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.

Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?

Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.

Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità.

C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita. Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada.

Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta.

Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!

Nessuno può servire due padroni (Lc 16,33)


Dio non è un padrone, ma padre, amante della vita, Signore della Storia, che in Cristo ci chiama alla libertà di essere liberi, cioè di essere noi stessi, capaci di relazione e di apertura agli altri, al mondo a Lui!
Ma ci sono realtà che ci prendono con sé, che ci trascinano come in catene (forse invisibili, ma non meno vere, atroci e crudeli!), che creano bisogni nuovi, spesso non veri, falsi…, che ci legano dentro, che ci rapiscono da noi stessi, che ci schiavizzano e ci trasformano in eterni bisognosi… di cose e non più di relazioni.
In tali circostanze anche le persone che incontriamo scadono al livello di cose e i nostri rapporti non sono liberalizzanti, umani, fraterni.
Ci accorgiamo che dipendiamo… da cose, cibo, bevande, droghe, lusinghe, apparenze, inchini… dal fumo della vanità, che è niente, e piano piano noi stessi diveniamo niente che cammina!
Chi hai visto, chi hai incontrato? Ah, sì: niente!
Ma una vita così, un divenire niente, è buttare i nostri giorni, è consegnare le opportunità della vita all’insignificanza, all’amarezza che monterà sempre più nei nostri cuori e nelle nostre intelligenze…
La Parola di questa domenica si concentra sulle ricchezze.., prima fra tutte la ricchezza di quello che siamo…, come siamo, perché anche il piccolo fiorellino sui monti, dove nessuno lo potrà vedere e cogliere, ha sempre il suo perché!
Ma il Vangelo ci parla anche delle ricchezze a noi affidate e da noi gestite. Non dimentichiamo che anche, se non soprattutto, la ricchezza, che spesso è fonte di disuguaglianze e di lotte, poiché crea una separazione tra gli uomini, può diventare strumento di fraternità. L’accoglienza nella nostra vita, infatti, della vita di Gesù può e deve cambiare –sconvolgere- anche l’ordine sociale, lì dove questo è basato su rapporti di sfruttamento umano, sociale, morale.
Il Vangelo ci mette in guardia dal pericolo di trasformare un’opportunità, una possibilità, qual è la ricchezza, in “mammona”, ossia in una realtà nella quale si ripone tutta la propria fiducia, e spesso ad essa, al denaro, si consegna il metro delle nostre scelte, valori e valutazioni. Sono molti coloro che hanno trasforma il denaro, le ricchezze, in un fine, scordando che tutte le ricchezze, quelle della persona e le cose, sono mezzo per il bene di tutti, e scorgerci ancora e sempre unica famiglia di Dio. Chi assolutizza le ricchezze scorda di dover dar conto…, di dover morire. Chi mette la ricchezza sulla linea dell’orizzonte morale ed esistenziale dimentica di aver avuto, dalla Provvidenza, l’onere di beni dati in amministrazione controllata…
La vera scaltrezza è di chi sa che tutto è dono di Dio, ed è un mezzo per entrare in comunione con il Padre e con i fratelli.
Gesù ci mette in guardia dalla tentazione di tenere il piede in due scarpe: si sta male e non si può camminare.
Il nostro cuore è sempre conteso tra due signorie. Ma esse sono incompatibili tra loro. Lo sappiamo per esperienza: diventiamo ciò dinanzi a cui stiamo: ne rispecchiamo l’immagine. Per questo, siamo invitati a camminare davanti a Dio usando dei i beni –dei suoi beni, a noi dati in amministrazione temporanea e finalizzata- per essere noi signori del mondo e delle cose, e non servi di strutture, che da umane facciamo scadere in crudeli produttrici di distanza, povertà, bisogno, disperazioni…, veleno per le nostre società e generazioni.
I beni se li mettiamo nella testa e nel cuore ci appesantiscono, se li mettiamo sotto i piedi ci elevano! Se sono fine, è la nostra fine; se sono strumento, come gli “elettrodomestici”, possono essere strumentali al bene di tanti, e –perché no?- di tutti! Infatti, le cose (idee, progetti, ricchezze, capacità) ci sono state affidate per esser messe in circolo, in comunione (sotto forme diverse: lavoro, idee, progetti industriali, grandi opere, scuole, ospedali, agricoltura, ecc), per il bene e il benessere di tutti.
Usiamo quanto abbiamo, e i beni anche intimi, per dire che siamo di Dio, discepoli di Gesù, fratelli tra noi! Scegliere questo modello di vita crea un mondo nuovo, dove l’uomo non è estraneo all’altro uomo, ma intimo, prossimo, dono…, il vero tesoro che Dio ci mette accanto!!

14.9.10

FESTA DELLA FAMIGLIA TEATINA

UN NUOVO FRATELLO TEATINO ADAM MAREK

14 SETTEMBRE 2010

NASCE UFFICIALMENTE IL BLOG DELLA FAMIGLIA LAICALE TEATINA
DIAMO IL BENVENUTO A TUTTI QUELLI CHE SI SENTONO LEGATI AL SANTO GAETANO DA THIENE.

14 SETTEMBRE 1524

Nel 1527: assieme a Gian Pietro Carafa (il futuro papa Paolo IV), Bonifacio de' Colli e Paolo Consiglieri, suoi compagni all'Oratorio del Divino Amore, decise di formare una nuova fraternità di sacerdoti con il fine di riformare il clero e di restaurare la regola primitiva di vita apostolica; papa Clemente VII, con il breve Exponi nobis (24 giugno 1524) permise loro di prendere i voti e condurre vita fraterna in comunità e il 14 settembre successivo, nella basilica di San Pietro, Gaetano e i suoi compagni fecero la loro professione nelle mani del vescovo di Caserta Giovan Battista Boncianni, delegato papale.

11.9.10

The Economic Times VS Dawkins: l’ateismo è un atto di fede.

Il noto quotidiano indio-britannico The Economic Times , il più importante newspaper finanziario indiano, con una tiratura giornaliera di oltre 620.000 copie (il Corriere della Sera ne ha 519mila), ha affidato ad un suo opinionista una forte critica verso l’ateismo (o anti-teismo) moderno. Nell’articolo si legge: «Il Dio che Richard Dawkins [l'ateo più famoso del mondo] respinge è un Dio amorevole, compassionevole e misericordioso. E’ molto più facile accettare questo che rifiutarsi consapevolmente e ostinatamente come fa lui».

Verso la fine dell’articolo, l’editorialista mette in evidenza alcune contraddizioni che chi si professa ateo/anti-teista non può non incontrare: «Dire che l’ateismo rifiuta l’esistenza di qualsiasi divinità non ha senso. Come può qualcosa che non esiste essere respinta? I credenti evocano Dio e lo accettano come reale. Gli atei fanno la stessa cosa ma poi respingono l’idea definendola irreale. Sono atti di fede entrambi. Dico questo circa la forza della fede: non riusciamo infatti a vivere senza di essa».

Non risuiamo a vivere senza la fede perché la maggior parte dei nostri gesti quotidiani sono in realtà atti di fiducia verso altri, visbili o invisibile (e senza dover aspettare alcuna dimostrazione “scientifica”), poiché la fede è il metodo di conoscenza della realtà più utilizzato dall’uomo.

9.9.10

NON SIAMO SOLI

Stasera vorrei farvi partecipi di una mia piccola ma nello stesso tempo grande esperienza di Dio.
Dopo 12 ore di lavoro mi avvio verso l'auto e mi accorgo che una ruota è bucata, grande avvilimento e per di più minacciava pioggia.mi sposto un po e mi colloco in un posto più illuminato. Prendo l'attrezzatura , ma mi accorgo che ho difficoltà , allora chiedo a due persone che stavano parcheggiando se sapessero usare il crik. Subito si prodigano e con molta dolcezza mi danno una mano. Alla fine mi accorgo che sono 2 giovani sacerdoti, li ringrazio dicendogli che Dio vede e provvede, loro sorridendo accertandosi che non ho più bisogno d'aiuto se ne vanno. Entro in auto e ritorno a casa ascoltando radio Maria.
Non siamo soli, non lo siamo.

MARIA MADRE E SORELLA NOSTRA

Stasera ascoltando radio Maria, pensavo a Lei come nostra sorella. Maria è la nuova Eva, ma a differenza di quest'ultima che si è macchiata di peccato e per mezzo del quale tutte le generazioni successive sono esiliate su questa terra e hanno sperimentato la morte, Maria rappresenta il nostro futuro, Ella è la donna nuova rappresenta ciò  che dobbiamo diventare. Quando ci domandiamo cosa ci aspetta nell'aldilà, ebbene ecco cosa ci aspetta diventare come Maria. Dio ci ha dato   un punto di riferimento, noi dobbiamo avere gli occhi puntati su di  lei e imitarla. Maria è la nostra speranza di salvezza. Lei è la prima del nuovo popolo risanato, del popolo di Cristo. Lei è irradiata dalla luce di Dio che riflette su di noi. Maria dunque non è solo la Madre di Gesù ma anche la madre nostra poiché  da Lei partoriranno tutte le generazioni e ci guiderà verso la nuova terra.promessa.


Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Amen

8.9.10

L'incontro

Chi ha conosciuto la gioia dell'incontro col Cristo, non può tenerla chiusa dentro di sé ma deve irradiarla.
-- Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla)

6.9.10

Quella volenza di Dio, storia della mia vita "Matteo Silvan"

 http://books.google.com/books?id=xb601sya9SQC&pg=PA7&lpg=PA7&dq=LIBRI+MATTEO+SILVAN&source=bl&ots=XQ8uUn8lYO&sig=1jsHdclZZqrY3kYyiDnIDQ7x2ec&hl=it&ei=_A6ETLLbF42Lswbpv-jmCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBgQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false

Silenzio! Dio e lo spazio dell'anima.

Se parlo con taluni di calcio, politica, vino ed affini... il discorso può prolungarsi di ore..., intorno al nulla!
Se parlo dei giorni, che paiono proprio finire, giorno dopo giorno..., a questa costatazione, vera e ineluttabile, il discorso di fa breve.
Se parlo di quanto Dio ci abbia rivelato, la nostra fine nel fine eterno di Lui..., il discorso si fa muto e termina!
Quanto non pertinente pudore in tutto ciò!
Dio, il nostro destino, l'eternità, il nostro io profondo, sono oggetto di silenzio più che di necessario incontro e reciproco conforto e sostegno.
Allora, io voglio parlare di Dio..., anzi di noi, degli uomini..., cioè di uno di noi, Maria di Nazareth.
Da subito dico che non è necessario cucire addosso a Maria chi sa che paroloni o che encomi…; fotografiamo i fatti: promessa sposa, avviata ad un suo progetto…, sovverte tutta la sua vita, le sue attese, di donna e di credente, e si mette nelle mani di Dio, sottoponendosi agli sguardi e ai giudizi degli uomini… per amore di Dio.
Ella, proprio perché seppe vivere il suo personale martirio, sotto la Croce, ebbe il mandato da Gesù, il nostro Maestro, ad essere madre… non nella carne, ma nel cuore, di tutti noi…, per il solo fatto che ci riconosciamo discepoli, amici, fratelli di Gesù.
Ecco perché Maria non è lontana dalla nostra vicenda di uomini e di credenti!
Tutto ciò la Chiesa non l’ha mai dimenticato di dirlo, di proporlo e di esaltarlo..., e questo -di per sè- è un miracolo!!
Infatti, se guardo la storia della Chiesa, vedo che, nel corso dei secoli e delle vicende, alcuni aspetti e dimensioni siano andati, anche se per brevi momenti, come in oblio, si siano eclissati. Invece, la figura -bella e grande, forte e affascinate- di questa donna è sempre stata grandemente amata e indicata.
Perché?
Perché veramente Maria è stata da Dio voluta grande, grandissima..., "Tutte le generazioni mi chiameranno beata".
Perché Maria è l’umanità che ha detto sì, e con quel sì l’amicizia di Dio con gli uomini, interrotta con il primo no dei nostri progenitori, ha ripreso il suo corso glorioso e bello!
Maria è l’umanità che, ricollocata nel giardino di Dio, Gesù, non ha avuto la pretesa di brillare di luce propria, come i nostri progenitori, ma ha scelto la luce di Dio, ha detto sì alla proposta inaudita e sovversiva dell’angelo!
Maria, con la sua fedeltà a Gesù, l’ha sostenuto sulla croce, ha alleviato –condividendone una parte- il dolore dell’abbandono…; e mentre i chiodi lo trafiggevano e lo inchiodavano, Maria, fedele fino alla Desolazione, lo sosteneva sulla croce per l’amore: veramente lei è stata come zeppa (di carne) infilata a terra, per sostenere e tenere dritto l’asse della croce!
Ella è la prima di noi, perché è stata la prima tra noi a darsi anima e corpo all’irruzione di Dio nel suo mondo, nella sua casa, nelle sue cose.
Ma se Maria è la prima, se lei è l’Immacolata per Grazia, è anche vero che ella non è una immacolata eccezione: la creazione è buona, il peccato è l’eccezione! La grazia è la norma, è nell’ordine della creazione… e tutti, in Cristo, siamo chiamati ad essere santi ed immacolati.




Maria,
sorella nostra
discepola di Gesù
creata madre dei figlio di Dio
sostegno e forza di Gesù nell’oscura ora della Croce
sostieni ed accompagna il nostro cammino verso Lui!

2.9.10

Parola di vita (Settembre)

Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette" (Mt 18,22)

Gesù con queste sue parole risponde a Pietro che, dopo aver ascoltato cose meravigliose dalla sua bocca, gli ha posto questa domanda: "Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se pecca contro di me? fino a sette volte?". E Gesù: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". Pietro, probabilmente, sotto l'influenza della predicazione del Maestro, aveva pensato di lanciarsi, buono e generoso com'era, nella sua nuova linea, facendo qualcosa di eccezionale: arrivando a perdonare fino a sette volte. […] Ma Gesù rispondendo: "…fino a settanta volte sette", dice che per lui il perdono deve essere illimitato: occorre perdonare sempre.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Questa Parola fa ricordare il canto biblico di Lamech, un discendente di Adamo: "Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette" . Così inizia il dilagare dell'odio nei rapporti fra gli uomini del mondo: ingrossa come un fiume in piena. A questo dilagare del male, Gesù oppone il perdono senza limite, incondizionato, capace di rompere il cerchio della violenza. Il perdono è l'unica soluzione per arginare il disordine e aprire all'umanità un futuro che non sia l'autodistruzione.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l'ha commesso. Il perdono non consiste nell'affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell'accogliere il fratello e la sorella così com'è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con l'offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" . Il perdono consiste nell'aprire a chi ti fa del torto la possibilità d'un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d'aver un avvenire in cui il male non abbia l'ultima parola.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Come si farà allora a vivere questa Parola? Pietro aveva chiesto a Gesù: "Quante volte dovrò perdonare a mio fratello?". E Gesù, rispondendo, aveva di mira, dunque, soprattutto i rapporti fra cristiani, fra membri della stessa comunità. E' dunque prima di tutto con gli altri fratelli e sorelle nella fede che bisogna comportarsi così: in famiglia, sul lavoro, a scuola o nella comunità di cui si fa parte. Sappiamo quanto spesso si vuole compensare con un atto, con una parola corrispondente, l'offesa subita. Si sa come per diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause, le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono insieme. Ebbene, occorre ricordare che solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l'unità tra fratelli. Ci sarà sempre la tendenza a pensare ai difetti delle sorelle e dei fratelli, a ricordarsi del loro passato, a volerli diversi da come sono… Occorre far l'abitudine a vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre, subito e fino in fondo, anche se non si pentono. Si dirà: "Ma ciò è difficile". Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla siamo alla sequela di Cristo che, sulla croce, ha chiesto perdono al Padre per coloro che gli avevano dato la morte, ed è risorto. Coraggio. Iniziamo una vita così, che ci assicura una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta.

Chiara Lubich