21.8.11

IL SACERDOTE OGGI

Cosa significa essere sacerdote oggi?
Papa Giovanni Paolo II ha scritto:
"Se si analizzano le attese che l'uomo contemporaneo ha nei confronti del sacerdote, si vedrà che, nel fondo, c'è in lui una sola, grande attesa: egli ha sete di Cristo. Il resto — ciò che serve sul piano economico, sociale, politico — lo può chiedere a tanti altri. Al sacerdote chiede Cristo! E da lui ha diritto di attenderselo innanzitutto mediante l'annuncio della Parola. I presbiteri — insegna il Concilio — «hanno come primo dovere quello di annunziare a tutti il Vangelo di Dio» (Presbyterorum ordinis, 4). Ma l'annuncio mira a far sì che l'uomo incontri Gesù, specie nel mistero eucaristico, cuore pulsante della Chiesa e della vita sacerdotale. E un misterioso, formidabile potere quello che il sacerdote ha nei confronti del Corpo eucaristico di Cristo. In base ad esso egli diventa l'amministratore del bene più grande della Redenzione, perché dona agli uomini il Redentore in persona. Celebrare l'Eucaristia è la funzione più sublime e più sacra di ogni presbitero. E per me, fin dai primi anni del sacerdozio, la celebrazione dell'Eucaristia è stata non soltanto il dovere più sacro, ma soprattutto il bisogno più profondo dell'anima.
"

7.8.11

7 AGOSTO: FESTA DI SAN GAETANO, SANTO DELLA PROVVIDENZA.

E' il santo che tanto ha amato Napoli...con tutti i suoi difetti e pregi. Ha dato tutto se stesso...e dalla vita ricca e agiata ha spalancato la sua vita a gli altri.
Ha capito che il potere del denaro -specialmente quando non se ne fa buon uso- ti allontana dall'unione con Dio, dalla vicinanza con gli altri.....S.Gaetano un uomo del 1500 visse pensando al bene di Napoli e dei suoi cittadini.

2.8.11

PAROLA DI VITA DI AGOSTO

"Ecco, io vengo a fare la tua volontà" (Eb 10,9).



E', questo, un versetto del Salmo 40, che l'autore della lettera agli Ebrei mette sulle labbra del Figlio di Dio in dialogo con il Padre. L'autore vuole sottolineare in questo modo l'amore con il quale il Figlio di Dio si è fatto uomo per compiere l'opera della redenzione in obbedienza alla volontà del Padre.

Queste parole fanno parte di un contesto nel quale l'autore vuole dimostrare l'infinita superiorità del sacrificio di Gesù rispetto ai sacrifici dell'antica Legge. A differenza di questi ultimi, nei quali venivano offerti a Dio come vittime di animali o, comunque, cose esterne all'uomo, Gesù, spinto da un immenso amore, durante la sua vita terrena ha offerto al Padre la propria volontà, tutto se stesso.



"Ecco, io vengo a fare la tua volontà"



Questa Parola ci offre la chiave di lettura della vita di Gesù, aiutandoci a coglierne l'aspetto più profondo ed il filo d'oro che lega tutte le tappe della sua esistenza terrena: la sua infanzia, la sua vita nascosta, le tentazioni, le sue scelte, la sua attività pubblica, fino alla morte sulla croce. In ogni istante, in ogni situazione Gesù ha cercato una cosa sola: compiere la volontà del Padre; e l'ha compiuta in modo radicale, non facendo nulla fuori di essa e rifiutando anche le proposte più suggestive che non fossero in pieno accordo con quella volontà.



Ecco, io vengo a fare la tua volontà"



Questa Parola ci fa comprendere la grande lezione a cui mirava tutta la vita di Gesù. E cioè che la cosa più importante è il compiere non già la nostra, ma la volontà del Padre; renderci capaci di dire di no a noi stessi per dire di sì a Lui.

Il vero amore a Dio non consiste nelle belle parole, idee e sentimenti, ma nell'obbedienza effettiva ai suoi comandamenti. Il sacrificio di lode, che Egli si aspetta da noi, è l'offerta amorosa fatta a Lui di ciò che abbiamo di più intimo, di ciò che più ci appartiene: la nostra volontà.



"Ecco, io vengo a fare la tua volontà"



Come vivremo allora la Parola di Vita di questo mese? Anche questa è una delle parole che mette più in evidenza l'aspetto controcorrente del Vangelo, in quanto si contrappone alla nostra tendenza più radicata: cercare la nostra volontà, seguire i nostri istinti, i nostri sentimenti.

Questa Parola è anche una delle più urtanti per l'uomo moderno. Viviamo nell'epoca dell'esaltazione dell'io, dell'autonomia della persona, della libertà come fine a se stessa, dell'autosoddisfazione come realizzazione dell'individuo, del piacere considerato come il criterio delle proprie scelte ed il segreto della felicità. Ma conosciamo anche le conseguenze disastrose a cui questa cultura conduce.

Orbene, a questa cultura fondata sulla ricerca della propria volontà, si contrappone quella di Gesù, totalmente orientata al compimento della volontà di Dio, con gli effetti meravigliosi che Egli ci assicura.



Cercheremo allora di vivere la Parola di questo mese scegliendo anche noi la volontà del Padre, facendone cioè, come ha fatto Gesù, la norma ed il movente di tutta la nostra vita.

Ci avventureremo verso una divina avventura di cui saremo eternamente grati a Dio. Per essa ci faremo santi e irradieremo l'amore di Dio in molti cuori.

Chiara Lubich

1.8.11

L’urgenza di tornare a ripercorrere le orme di San Gaetano

Ai Consultori Generali,

ai Prepósiti Provinciali e loro Consiglio,

alle Comunità locali,

alle Religiose figlie della Ven. Úrsola Benincasa,

ai devoti di San Gaetano,

ai familiari, amici e benefattori,

alla Famiglia Secolare Teatina.

L’urgenza di tornare

a ripercorrere le orme

di San Gaetano

“Duc in Altum” II serie – Num. 11
Roma, agosto 2011

A voi tutti molto amati in Gesù Cristo nostro Signore:

1.- Il giorno 7 agosto celebriamo la festa di san Gaetano.

Per questo motivo, mi permetto suggerire con molto affetto: non permettiamoci di celebrare la festa in maniera abitudinaria. Celebrare è lasciarsi investire dal mistero, aprendo tutte le porte dell’essere allo Spirito Santo. Il nostro Ordine, fu messo in cammino per il bene della Comunione della Santa Chiesa grazie alla scommessa fatta da san Gaetano di cercare la Santità Sacerdotale. Egli seppe cogliere perfettamente il dramma del suo tempo e scoprire che il mondo, al quale era stato mandato da Dio quale testimone della sua Provvidenza, era un mondo che si compiaceva di se stesso. Avvertì, tante volte, con chiarezza e dolore, quanto la Chiesa del suo tempo richiedesse, senza ulteriori dilazioni, il ritorno alle origini del messaggio evangelico. Il Clero sopratutto - Papa, Cardinali, Vescovi, sacerdoti – doveva quanto prima riattualizzare la sua opzione per Cristo, quale vedetta e sentinella del Regno di Dio. Egli, nel Discorso della Montagna, aveva detto ai discepoli: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto vi sarà dato in aggiunta” (Mt. 6,33).

Il nostro Fondatore interiorizzò questa parola programmatica del Signore e tutto quello che l’evangelista Matteo raccoglie nel capitolo sesto del suo libro: la predilezione per i poveri, l’amore del Padre, la fiducia nella divina provvidenza e il lasciar da parte ogni tipologia di ambizioni per il denaro… L’Ordine, nacque dalla chiamata che ebbe san Gaetano a riproporre nella Chiesa la primitiva forma di vita apostólica, cominciando a far vedere ai sacerdoti la necessità di essere santi, “uomini di Dio”, testimoni di quanto grande è l’amore del Signore per gli uomini.

2.- Una opportunità di verificare la nostra fedeltà in rapporto alle origini dell’Ordine.

Non celebriamo, quindi, la prossima festa del 7 agosto per pura consuetudine. Sfruttiamo al meglio la novena o il triduo, le veglie di preghiere o gli incontri devozionali, per prendere coscienza se, al presente, siamo e viviamo da veri seguaci di quel grande riformatore della Chiesa del secolo XVI°, quale fu il nostro fondatore. Tutti sappiamo come la sua intuizione influenzò poderosamente la sua epoca e quelle successive. A buon ragione per tale intuizione esiste oggi un modo di essere e sentirsi Chiesa prima e dopo san Gaetano.

Il carisma di san Gaetano è un carisma fatto di umiltà, ed è quello vissuto dai nostri fratelli della prima ora, senza ostentazione e senza ricorrere in nessun momento ad atteggiamenti di grandezza o potere. Possa, per tanto, quest’anno, per tutti noi – Padri e Fratelli, Prepositi e Consultori, Formatori e Postulanti, Novizi e Juniores - la celebrazione della sua festa diventare una occasione per scoprire il vero bisogno dell’Ordine: incarnare nuovamente, oggi, il carisma riformatore di san Gaetano. Se è piaciuto al Signore chiamarci a far parte della Compagnia di Chierici Regolari per la riforma, fondata da questo grande santo, è ovvio che abbiamo il dovere di essere “quei Chierici”, secondo l’eredità ricevuta dal fondatore, senza indulgere con le tentazioni dei nostri tempi che minacciano la nostra vocazione: l’individualismo, il materialismo, l’edonismo …

3.- Lo spirito della riforma è la nostra eredità ricevuta e accettata con gioia e libertà.

Con i suoi primi tre compagni, il nostro fondatore si impegnò davanti al Papa Clemente VII a dare origine a una Compagnia di sacerdoti che vivessero in Comunione e povertà alla maniera della prima comunità apostolica, per essere, nell’umiltà e nel silenzio, fermento di riforma, e in partocolare nel Clero! Quell’”impegno” di san Gaetano davanti al Papa deve continuare facendolo nostro. La natura e la missione dell’Ordine non la si può negoziare. Il cammino tracciato da esso continua, essendo lo stesso che dobbiamo percorrere noi, in fedeltà alla originalità del carisma, potenziandone le molteplici capacità per quella “riforma” tuttora necessaria. Il primo gran dovere dell’Ordine non è altro che proporsi di stare all’altezza di quello spirito di carità e di servizio che san Gaetano fece suo: disporsi come servo sollecito, nel cuore della Chiesa. Abbiamo il dovere di “ritornare ad essere” i Chierici Regolari che aveva pensato san Gaetano, mettendoci sul suo stesso cammino, col medesimo rigore, con gli identici obiettivi.

NON LO SIAMO!

Col tempo siamo andati abbassando il livello di quella esigenza propria di una riforma di vita sacerdotale come i primi teatini si erano proposti di portare avanti con la preghiera, con la sollecitudine diligente per la vita fraterna e con decisione radicale di prendere sul serio il significato della consacrazione religiosa per essere sacerdoti di valore, persone totalmente di Dio.

Ci dobbiamo chiedere: Dove si manifesta, oggi, nelle nostre case e nelle nostre persone, quella sferzata di attenzione, quel contagio, quel desiderio di seguire Gesù che un tempo i teatini provocavano là dove essi operavano? I nostri predecessori nei loro tempi migliori formavano comunità sacerdotali completamente dediti all’ ”annunzio del Regno di Dio”, che loro con ogni mezzo cercavano di “proclamare” in mezzo ad essi. Le case teatine erano “cenacoli evangélici” caldi di vita fraterna, dove non vi era spazio per la discordia, per il disprezzo e nemmeno il sospetto di mancanza volontaria di carità. I teatini si distinguevano per la loro maniera di pregare, per l’attenzione nella celebrazione, per la predicazione, per la diligenza al confessionale … E soprattutto impressionavano per la testimonianza del loro distacco, non andavano in cerca di nessun beneficio o scalata di categorie sociali: “ponevano tutto in comune” e stavano all’avanguardia nei gruppi di riforma della Chiesa, che si sforzavano di presentare con limpidezza il Vangelo, la buona notizia di Dio partecipata ai poveri, agli emarginati, ai diseredati.

4.- Che succede oggi tra di noi?

È vero che noi ci troviamo in un incrocio storico, un incrocio che ci prospetta un cambio epocale, dobbiamo andare controcorrente. Tutto ciò che fa riferimento allo spirituale viene spudoratamente contestato nel fluire quotidiano dell’esistenza, negli strumenti di comunicazione sociale, nel pensiero, nella cultura. La fede e la morale cristiana sono contestate apertamente, sono ferfino ridicolizzate. Ma il triste e il preoccupante non è questo, bensì il fatto che noi a poco a poco ci stiamo “adeguando” a un mondo contrario alla santità. Abbiamo abbandonato la “vigilanza”. Andiamo sempre più allontanandoci dalla “differenza”. La gente che ci passa accanto, resta indifferente. Siamo visti uguali agli altri. Conduciamo una forma di vita che non è per niente eloquente e in un certo senso, con frequenza , mal che vada, è appena credibile. A volte, è anche controtestimonianza. Come possono venire da noi vocazioni vere? Se non ardiamo, non attraiamo. I giovani percepiscono istintivamente la “verità” del nostro essere.

5.- Una occasione per orientare il cammino..

La celebrazione della festa di san Gaetano, “il cuore della riforma cattolica”, come è stato definito, è una occasione per domandare se continuiamo ancora, in quest’epoca tanto simile a quella nella quale egli visse, ad essere quei sacerdoti “della riforma e per la riforma”. La risposta è NO. Non apriamo le porte delle nostre case, e si va a fare una bicchierata, fuori, nelle vicinanze e nel quartiere, mentre ognuno si ingegna per non avere fastidi dai membri della comunità. Chi più chi meno dice: “Con me non si metta nessuno”; “che il Provinciale si veda le sue cose”; “che i Padri del Consiglio Generale risolvano loro i problemi”; “alla preghiera comunitaria che vi assistino gli altri”; “dei donativi che uno riceve in mano, perché deve saperlo l’economo?”…”

Dobbiamo dare una svolta decisa: viviamo un’ora crítica. Abbiamo perduto il senso della vita interiore. Dove va un sacerdote seguace di san Gaetano senza preghiera, senza celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, senza un momento di adorazione davanti al Tabernacolo? A lui non interessa condividere il denaro che gli passa per le mani con la propria Casa, con la Provincia, con il Fondo Comune dell’Ordine. Ci stiamo prendendo in giro alla grande. Viviamo desolatamente in modo materialista. Ancora una volta ci viene a mancare il senso di appartenenza a una compagnia che nacque per essere santa, radicale, coerente, come testimone, profetica; manchiamo, per svariati motivi, alla mensa comune, agli atti comunitari, alla ricreazione fraterna. È dolorosa l’insensibilità crescente di fronte a ciò che viene organizzato dall’Ordine per la formazione dei candidati, per gli incontri dei giovani di professione solenne e per i nuovi sacerdoti, ecc.

6.- Con l’aiuto di san Gaetano siamo docili allo Spirito Santo.

Termino questa lettera fraterna in occasione della festa del 7 agosto. Forse le espressioni degli ultimi punti possono sembrare una maniera esagerata di dire le cose. Non credetelo. È già da tempo che colgo segni della necessità di cambiare l’attuale procedere delle cose. La povertà del carisma teatino sembra che oggi non abbia alcun riscontro nell’Ordine. E questo ci sta facendo diventare teatini sterili. Animo. Incoraggio, tuttavia, tutti a celebrare la prossima festa di san Gaetano aperti allo Spirito. Lasciamoci muovere dalla sua azione creativa. Sono sicuro che il fondatore ci aiuterà. Vediamo se le iniziative e i progetti ci daranno l’opportunità di porre mano all’opera.

Dal 18 al 21 ottobre celebreremo il Consiglio Generale Pleno. In quello cercheremo di rispondere alla seguente riflessione: “I teatini sacerdoti di vita apostolica: sacerdoti riformati che vivono in comunione fraterna”. Speriamo di essere capaci di porre con carità e rigore il dito nella piaga. Continuare così come stiamo non è possibile. Sicuro che con l’aiuto di san Gaetano e delle nostre decisioni in comune supereremo la crisi attuale per intraprendere una “vita nuova”, quella propria di un Ordine disposto a tornare a camminare sulle orme di san Gaetano.

Un forte abbraccio in Gesù, nostro Signore, e in San Gaetano:




P. Valentín Arteaga, C.R.

Preposito Generale

Dato in Sant'Andrea della Valle, il 31 luglio2011,
Domenica XVIII del Tempo Ordinario,
memoria di S. Ignazio di Loyola.

Curia Generalizia dei Chierici Regolari - Teatini

Piazza Vidoni 6

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Italia